La Queer Palm di Cannes all’insegna della fluidità di genere

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120 battements par minute di Robin Campillo (meritevole del Queer Lion a Venezia con Eastern Boys: andò a The Danish Girl) è l’unico film gay nel concorso ufficiale

In concorso per la Palma arcobaleno del Festival di Cannes il nuovo film di Téchiné Nos Années Folles e 120 battements par minute, sull’associazione antiAids Act Up.

Cannes 70, la Totale. Si preannuncia la più bella, ricca e variegata edizione degli ultimi anni, quella che inizia il 18 maggio sulla Croisette, pronta a festeggiare in dodici giorni sette decenni del festival più bello dello mondo, la settima arte in piccolo (Luigi Chiarini diceva che in fondo Cannes è un vero set poiché “un festival cinematografico è semichiuso”), l’evoluzione del mercato – il celebre Marché, cinelaboratorio di marketing nel seminterraneo del Palais.

E quest’anno la magia si celebra sotto l’egida di Pedro Almodóvar, Presidente della giuria, a cui gli organizzatori della Queer Palm di Franck-Finance Madureira hanno dedicato un bel manifesto di ringraziamento rosso fuoco, ispirato a quello di Tacchi a spillo. Il presidente della Queer Palm sarà invece Travis Mathews, dotato regista di Interior. Leather Bar.

Fluidità totale. Sulla carta si annuncia una bella selezione, ricca di nomi importanti: in primis il nuovo, attesissimo film del grande maestro André Téchiné con Nos années folles (I nostri anni folli) sulla storia vera di un soldato, Paul, che si traveste da donna con l’assenso della fidanzata Louise – The Danish Girl, ça va sans dire! – per evitare il fronte e diventa così Suzanne, protagonista delle follie libertine nella Francia degli anni ’20. Ma le cose si complicano quando sarà costretto a tornare a essere Paul. Interpretato dall’ormai lanciatissimo Pierre Deladonchamps che si veste in raffinati abiti chiffonati ma ricompare nudo nella locandina del film, come lo era nel già cult Lo sconosciuto del lago. Lei è l’emergente Celine Sallette, bravissima nello psicologico Je vous souhaite d’être follement aimés.

Già ci sfreghiamo le mani per 120 battements par minute di Robin Campillo (meritevole del Queer Lion a Venezia con Eastern Boys: andò a The Danish Girl), unico film gay nel concorso ufficiale. La storia vera della più influente e articolata associazione francese contro l’Aids, Act Up, che ha ottenuto la commercializzazione in Francia del Truvada, pastiglia magica che impedisce l’infezione del virus dell’Aids (ma va presa tutti i giorni).

Potrebbe essere il Rocky Horror post-millennial la visionaria commedia fanta-romantica fuori concorso How To Talk To Girls At Parties di John Cameron Mitchell ambientata negli anni Settanta alla periferia di Londra, in un party punk-underground dove approdano nientemeno che alcune aliene. Il protagonista è il buffo Alex Sharp, Enn, costretto a chiedere l’aiuto alla Lady Ultrapunk Boadicea (Nicole Kidman con parruccona grigia) perché la sua ragazza rischia di morire. Tratto da un racconto di Neil Gaiman del 2006, è diretto dall’autore del sulfureo Shortbus e ha un cast da urlo: oltre ai suddetti anche Elle Fanning, Ruth Wilson e Matt Lucas di Little Britain.

Sarà un festival intergender aperto alle sperimentazioni: la televisiva Netflix porta due film in concorso, The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach e il coreano Okja – in cui la componente sessuale non è più polarizzata tra gli estremi etero-gay ma aperta a fluttuazioni, spostamenti, discussioni identitarie. Parleranno di transgender sia l’americano Coby di Christian Sonderegger (Selezione Acid) che Thay proveniente dal Qatar.

Ma la sorpresa più bizzarra sarà alla Quinzaine: Marlina the murderer in four acts (Marlina, l’assassina in quattro mosse), thriller indonesiano su una tagliatrice di teste che seduce il cinquantenne Markus, lo decapita e conserva la testa in un sacchetto: il protetto di Markus farà di tutto per avere il capo del suo mentore e rimarrà magicamente attratto da Marlina.

L’unico doc è l’esotico Nothingwood di Sonia Kronlund su un prolifico regista afghano, Salim Shaheen, autore di 110 film e pronto a girare l’111esimo.

In competizione troviamo sei corti: da non perdere l’erotico Les Îles di Yann Gonzales che accompagnerà il polacco The Best Fireworks Ever, il franco-portoghese Mauvais Lapin, il croato Cherries, l’israeliano Heritage e il nord americano Moebius.

Tutti pronti a volare a Cannes come il migrante con potere di levitazione di Jupiter’s Moon dell’ungherese Kornel Mundruczo, già dato papabile per la Palma d’Oro.

Fonte: Gay.it di Roberto Schinardi