La Nuova Venezia: Dal Sudafrica a Pierre Cardin, 9 film in gara per il Leone gay

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Tredicesima edizione del “Queer Lion” all’interno della Mostra del Cinema 2019: attesa per il ritratto del grande stilista francese originario del Veneto

VENEZIA. Sono nove i film in gara per la tredicesima edizione del “Queer Lion”, il premio collaterale della 76esima Mostra del cinema, ideato nel 2007 da Daniel N. Casagrande, che grazie ad un attento lavoro di giuria, individua ogni anno il titolo più meritevole tra quelli visti al Festival di Venezia che raccontano storie con eventi e personaggi gay, lesbiche o trans, o che trattano i temi dei diritti civili relativi ai diversi orientamenti sessuali, alle pari opportunità, alla lotta all’omofobia.

Tra i film segnalati come partecipanti alla selezione del “Queer Lion” c’è “Rialto” di Peter Mackie Burns (Regno Unito, Irlanda): Colm, sulla quarantina, è sposato ed ha due figli adolescenti; la morte del padre ed il lavoro a rischio lo spingono a cercare sesso ed affetto da un ragazzo di nome Jay. E ancora: “El Principe” di Sebastián Muñoz (Cile, Argentina, Belgio), ambientato nel Cile del 1970: nel corso di una notte alcolica Jaime, ventenne solitario, accoltella il suo miglior amico. Condannato al carcere, il ragazzo incontra ‘lo stallone’, un uomo maturo e rispettato, nel quale trova protezione e grazie al quale conosce amore e lealtà.

L’attesa però è molto anche per il documentario “House of Cardin” di P. David Ebersole, Todd Hughes (Usa, Francia): un ritratto vivo e colorato in cui si riflette la società raffinata e contraddittoria che Pierre Cardin ha attraversato, dal Veneto a Parigi all’Asia, da Jean Cocteau, Christian Dior, Visconti, Pasolini a Jean Paul Gaultier, Philippe Starck, Naomi Campbell.

La novità è che ci sia in gara anche un film indiano d’animazione che racconta tre storie di amori impossibili: “Bombay Rose” di Gitanjali Rao (Regno Unito, India, Francia, Qatar): c’è l’amore fra una ragazza irraggiungibile ed un ragazzo, l’amore fra due donne, l’amore di un’intera città per le star di Bollywood.

Molto atteso anche “Moffie” di Oliver Hermanus (Sud Africa, Regno Unito): Nicholas si rende conto di essere diverso e – per quanto ci provi – non riesce ad essere all’altezza dell’immagine mascolina che la sua famiglia si aspetta da lui. All’età di 19 anni, arruolato nell’esercito sudafricano, si scontra con un sistema che travolge e devasta la sua sensibilità.

Infine “Barn” di Dag Johan Haugerud (Norvegia, Svezia): Oslo, la tredicenne Lykke, figlia di un importante membro del partito laburista, ferisce gravemente il suo compagno di classe Jamie, figlio a sua volta di un politico di alto profilo di destra. Un film corale che vede gli equilibri di coppia – gay ed etero – messi a dura prova dalla tragica vicenda. E “Lingua Franca” di Isabel Sandoval (Usa, Filippine): Olivia, immigrata filippina irregolare con il terrore del rimpatrio, ha una relazione con Alex. Quando l’uomo scopre che Olivia è una transgender inizia a brutalizzarla emotivamente.

La giuria del “Queer Lion” è composta da Brian Robinson del British Film Institute, Giacomo S. Pistolato, veneziano, membro del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, Federico Boni, scrittore, giornalista e critico. Il Queer Lion gode nel 2019 del patrocinio di due tra le più prestigiose e storiche istituzioni culturali veneziane, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università Iuav di Venezia.

Il premio verrà consegnato all’autore dell’opera vincitrice venerdì 06 settembre nella Villa degli Autori, sede delle Giornate degli Autori (Lungomare Marconi 56 al Lido). L’immagine scelta per la tredicesima edizione del Queer Lion è una rielaborazione, realizzata da Francesco Gangemi, di una scena di “Tutti insieme appassionatamente”, affettuoso omaggio all’attrice Julie Andrews, indiscussa ed amatissima icona LGBT che riceverà nel corso della Mostra del Cinema 2019 il Leone d’Oro alla carriera.

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